CHIESA SANTA MARIA DELLA NEVE

La Chiesa compare nelle carte topografiche allegate alle rationes decimarum della Diocesi di Anglona dei secoli XII e XIV, compilate da Domenico Vendola. Essendo destinata al servizio della comunità che gravitava attorno al Castello feudale nel sec. XIII, doveva essere molto piccola. Funzionava sotto diverso titolo e, in età normanna, si identificava con la Chiesa di S. Michele Arcangelo, elencata tra le dipendenze del Monastero di S. Elia di Carbone. Questa presenza è indizio di una forte influenza dei Basiliani sul territorio, determinante per la crescita civile, culturale ed economica delle persone.

 

La Chiesa di S. Michele Arcangelo  probabilmente sorgeva sull’area dell’attuale Chiesa Madre che, sovrapponendosi ad essa, ne ha cancellato le tracce. Alcune indicazioni al riguardo si trovano negli atti di donazione del XVIII secolo a favore della Cappella di S. Giovanni Battista eretta dalla Casa La Cava dentro la Matrice Chiesa della Terra di Castronuovo.

Nell’attuale Chiesa c’erano anche alcune Cappelle private, erette dalle famiglie più influenti che le dotarono di beni, utili per i discendenti preti. Tra le cappelle, nel XVIII secolo, quelle intestate a S. Giovanni Battista o all’Immacolata Concezione della Famiglia La Cava, quella della Santissima Trinità, della Famiglia Appella, che aveva anche il diritto di nominare l’Abate Rettore e Cappellano del beneficio, quella della Famiglia Zampaglione, in onore di Sant’Andrea Avellino. Nella Chiesa Madre c’era anche una Camera Sepolcrale dei sacerdoti.

Il primo restauro della Chiesa Madre è del 1819, il secondo del 1834. In questa occasione furono riparati il coro, i finestroni, e fu rifatto l’Altare Maggiore con sei gradini. A quest’epoca risalgono i diversi dipinti per il soffitto, gli altari distribuiti all’interno della Chiesa e l’altare maggiore. Nel 1935, un forte bufera provocò danni tali da sollecitare ulteriori lavori e ridipinture. In questa occasione fu costruito il grande baldacchino dell’altare maggiore con due angioletti che sostengono la corona. Ulteriori riparazioni furono eseguite nel 1851-1853. Compreso il rifacimento dell’atrio. Il terremoto del 16 dicembre 1857 annullò tutti gli interventi precedenti rendendo la Chiesa inagibile. Crollò anche il campanile, allora staccato dalla Chiesa. Restaurata parzialmente nel marzo del 1859 con i sussidi inviati dal re Ferdinando II, fu riaperta al culto nel maggio 1859. Nel 1894, nel verbale di consegna del “Beneficio Parrocchiale” del neo Parroco, viene così descritta: “La Chiesa è a due navette e trovasi in uno stato molto deplorevole ed ha bisogno di molte riparazioni”. In questo verbale si annotano anche i beni e gli arredi sacri in dotazione della Chiesa, costituiti dalle seguenti statue: S. Andrea Avellino, Vergine del Rosario, S. Antonio Abate, S. Antonio di Padova, S. Leonardo, S. Salvatore; dei dipinti dedicati alla Vergine del Carmine, all’Addolorata, a S. Giovanni Battista, all’Assunzione di Maria Vergine, alla Santissima Trinità, a S. Anna, a S. Andrea Avellino; da un organo da undici altari (tre in marmo e gli altri semplici), tre confessionali, quattro campane (tre piccole e una grande).

La Chiesa Parrocchiale viene indicata sotto il titolo di S. Maria della Neve, successivamente come S. Maria Mater Rosae. Dal 1986 è intitolata nuovamente a S. Maria della Neve.

Oltre alle numerose tele, dipinte ad olio, gelosamente custoditi vi sono una balaustra di marmo dell’XI secolo, un Bambino Gesù del sec. XVI, il busto reliquiario di S. Andrea in legno indorato e intagliato del 1600, molto probabilmente di manifattura napoletana; l’altare in scagliola di Gaetano Vita (sec. XVIII), un tabernacolo in marmo policromo con sportellino d’argento raffigurante la Resurrezione di Cristo; un mobile in legno lavorato ad intarsio del 1790; un fonte battesimale in pietra e legno di artigiani locali risalente al XVIII-XIX secolo; un confessionale del XVIII secolo, un dipinto su legno di S. Andrea del 1641; numerose tele del ‘600 e del ‘700; pregiate suppellettili liturgiche in oro e argento.

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