CHIESA SANT'ANTONIO DA PADOVA

La prima testimonianza riguardante la Chiesa Madre è relativa al 1704; inizialmente, forse, fu costruita una cappella dedicata al Santo protettore, Sant’Antonio, per poi ingrandire il complesso attuale che ancora nel 1912 difettava dell’organo, realizzato all’ingresso principale dietro la facciata. Oggi non resta molto del suo stato originario, essa fu ricostruita per più volte.

Dopo i primi lavori di fine settecento, apparve fortemente pericolante tanto che nl 1816 si rese necessaria una nuova riattamento: la fabbrica si presentava “da tutti i lati aperti e da ogni verso esposta al ludibrio delle acque, delle nevi, dei venti, sino a restare inzuppati i sacri arredi nelle tempestose piogge e l’acqua correva copiosamente sul pavimento”; con gli sforzi del popolo e gradualmente si riedificò con un nuovo splendore specie il cappellone dedicato del Santo patrono. Nel 1834 si parla di ornamenti di stucco e di pitture con l’immagine del santo e i simboli dei prodigi della sua vita. Tutta la chiesa aveva volte a botte, fu rifatta dopo ulteriori e nuovi danni inseguito al terremoto del 1857.

Fino al XX secolo il complesso era a due navate: documenti fotografici ci mostrano il prospetto principale: la navata di destra non essendo arretrata rispetto alla centrale (come appare invece oggi), costituiva con essa un unico sistema di facciata caratterizzato da lesene, una trabeazione con metope e triglifi e i due portali, di cui quello della navata laterale più piccolo, era sormontato da un oculo.

Come era d’uso, anche in questa chiesa venivano tumulati i defunti: nelle navate laterali vi erano le tombe private delle famiglie agiate, nella navata centrale la “fossa comune”, sotto il presbiterio quelle dei consacrati; questo fino al 1884 quando fu realizzato il cimitero dietro il progetto dell’ingegner Pisani di Lauria. Attualmente l’edificio presenta un presbiterio, privo di abside, esposto a nord-ovest e l’ingresso a sud-est, che non affaccia sull’attuale piazza principale, piazza Emanuele Gianturco, ma su piazza Municipio, vero centro della vita religiosa, politica e commerciale del paese. La facciata in stile neoclassico è costituita da due ordini sovrapposti conclusi da un timpano triangolare; l’ordine inferiore con sei lesene con base e capitello poggianti su uno zoccolo; i capitelli dorici sono sormontati da una trabeazione costituita da architrave, fregio e cornice. All’interno delle metope sono rappresentati margherite e gigli che si alternano, è forte il richiamo al santo protettore sempre rappresentato, nell’iconografia sacra, con i fiori di giglio. L’ordine superiore è costituito da quattro lesene con capitelli ionici, sormontate da una trabeazione completa con al centro del fregio un angelo, segue una finestra centrale. Un occhio di riguardo merita il portale d’ingresso, realizzato in pietra locale e con motivi a spirale nella parte bassa, dei gigli in alto e il concio di chiave leggermente aggettante; su questo si legge “1823 Nel Sindacato de S.r Pietro Donato”, molto probabilmente l’anno in cui fu messo in opera.

Nel corso degli anni, e in seguito alle ultime ricostruzioni, l’interno della chiesa è stato profondamente modificato: non è più presente la balaustra marmorea novecentesca che divideva il presbiterio dalle navate.

Oggi la pianta è a croce latina con tre navate separate da grossi pilastri.

Il presbiterio, a pianta rettangolare, privo di abside. La navata centrale e il presbiterio, raccordati da un grande arco a tutto sesto, hanno copertura piana; i due cappelloni del transetto sono coperti con volte a botte; le navate laterali hanno volte a crociera diverse tra loro, quelle di destra hanno delle quadrature, i costoloni evidenziati, un fiore nel punto di raccordo; quelle di sinistra sono semplici.

All’ingresso, incassato sulla parete destra, si trova un’acquasantiera datata al XVIII sec., con decorazioni ad ovoli e un putto nella parte centrale che, insieme a due elementi a spirale, sembra sorreggere il peso del manufatto.

L’affresco di autore anonimo presente nel cappellone dedicato al Santo patrono, rappresenta l’apparizione del bambinello allo stesso; presumibilmente fu eseguito nel XIX sec.; un intervento di consolidamento e restauro del 2016 ha portato alla luce degli angeli di pregevole fattura che in seguito ai diversi interventi erano stati coperti: la nicchia che ospitava la statua, è incorniciata da tendaggi in stucco.

L’altare, realizzato negli anni cinquanta, presenta marmi policromi e un baldacchino sorretto da quattro colonne marmoree terminante con una cupola a tessere musive color oro.

Dal presbiterio, sulla destra, è possibile accedere al campanile eretto prima del 1925 come ricorda l’iscrizione posta sotto l’immagine del santo patrono (“Anno Santo 1925”), grazie alle donazioni degli emigrati in America. Ristrutturato nel 2016 presenta sulla facciata che affaccia sulla piazza il monumento ai Caduti e subito sopra l’immagine; caratteristico è l’ultimo piano a pianta esagonale dove vi è un’alternanza tra una facciata piena, e una facciata vuota arcata dove sono collocate le campane.

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